Profezie di Fitch L’Eurozona fatta a pezzi Da quando il Governo Tsipras è in carica ad Atene, i negoziati fra la Grecia e l’Europa dopo mesi di giri di valzer, stanno andando letteralmente a ramengo. Da una parte vi sono atteggiamenti propagandistici dall’altra un’ irritazione crescente. Oggi come oggi può accadere di tutto. La Grecia non vuole uscire dall’euro, i suoi partner vorrebbero che restasse, ma i margini di trovare una qualche intesa utile si stanno consumando. La crisi di liquidità greca è sempre più vicina e i paesi creditori chiedono alla Grecia quelle riforme ritenute indispensabili per sbloccare circa 7,2 miliardi di euro di fondi di salvataggio ancora non erogati. La Grecia ha bisogno di questi soldi per far fronte ai suoi obblighi di spesa interni e per restituire 450 milioni di euro al Fondo monetario internazionale. Tuttavia resta abbarbicata su se stessa, non vuole cedere. I creditori sono stufi di questi greci dalle mani bucate. I greci, a loro volta, ritengono i prestatori privati degli irresponsabili pronti ad affamarli. Morale l'agenzia di rating Fitch, ha rotto gli indugi e fatto sapere di ritenere oramai sempre più probabile una crisi dell'eurozona. La ragione è semplice: manca una governance politica dell'euro. Per questo non si riesce a contenere lo scontro tra opposte esigenze e le diverse logiche nazionali fanno il resto mettendo un carico da 90. Il cancelliere Angela Merkel, che vorrebbe tenere a bordo la Grecia, si misura con la prima crisi di consenso interna al suo stesso partito. Dagli ultimi sondaggi il 52% dei tedeschi vuole Grexit contro il 41% del febbraio scorso. Gli antieuro tedeschi si sfregano le mani. Per cambiare il verso delle cose, Tsipras dovrebbe azzerare le sue promesse elettorali e rovinarsi la piazza, visto che oramai è l'80% dei greci a chiedere di lasciare l'austerità. Morale, si è ancora fermi al nulla di fatto. Un incidente e tutto salta per aria. A quel punto l’Europa si troverebbe proiettata in una dimensione imprevista, quale quella comportata dall’incapacità di mediazione fra stati più forti e stati più deboli. Un ruolo che la Banca centrale europea non può certo esercitare. Ci vorrebbe un governo federale per lo meno e non questa specie di simulacro a cui è ridotta la Commissione. E pensare che Junker ha preso per mano Tsipras e gli ha elargito innumerevoli pacche sulle spalle. Evidentemente non bastavano. Roma, 2 Aprile 2015 |